Siamo alle porte di una nuova era, l’era della cosiddetta Industria 4.0. Nonostante ci siano persone impazienti di aprire queste porte, altre invece sarebbero favorevoli a tenerle chiuse.
Da dove si parte?
Nel XVIII secolo, partendo dall’Inghilterra, vediamo la nascita della prima rivoluzione industriale, con l’introduzione di macchine a vapore e a combustibili fossili.
Nel XIX secolo, invece, vediamo l’arrivo della seconda rivoluzione i cui elementi cardine sono l’elettricità, principalmente, l’utilizzo di prodotti chimici e la ben nota produzione di massa.
Più recente, negli anni ’70, vediamo la terza rivoluzione attraverso l’introduzione dell’informatica e delle telecomunicazioni.
Ognuna di esse ha portato notevoli cambiamenti in ogni aspetto della società; guardando però il mercato del lavoro notiamo la conseguenza comune: la nascita di nuove tipologie di figure professionali e la morte di figure classiche ormai obsolete.
L’industria 4.0 definisce l’entrata all’interno delle industrie dell’automazione dei processi produttivi. Le fabbriche non saranno più popolate da operai ma da macchine, ognuna adibita ad un compito specifico.
Ma la rivoluzione non è solo questo.
Riguarda anche l’utilizzo dei dati: vengono raccolti enormi quantitativi di dati riguardo al lavoro da svolgere, si estrapolano da essi informazioni, per poi attuare strategie e tecniche adatte allo sviluppo e miglioramento dell’attività. Ancora più recente è la tendenza dell’utilizzo del “machine learning”, cioè algoritmi che permettono alle macchine di imparare e migliorare il loro funzionamento in base a ciò che osservano. Questa metodologia viene usata dagli imprenditori per ottimizzare la loro attività.
Vantaggi
Tra gli aspetti positivi di questa nuova scena vediamo la maggiore flessibilità produttiva, il porre le esigenze del consumatore in primo piano e l’ottenimento di una produzione sostenibile.
Le aziende stanno cercando di diventare più flessibili per meglio rispondere ai cambiamenti del mercato. La possibilità di ottenere informazioni relative al processo di produzione (statistiche sulle performance) e ai prodotti (qualità e opinioni dei consumatori) permette di reagire più velocemente, riorganizzando i propri processi di produzione e cambiando le strategie di mercato. Proprio per questo, il consumatore ha un ruolo rilevante all’interno del processo produttivo, dato che la sua richiesta di prodotti sempre più personalizzabili e fatti su misura per lui, portano l’azienda (o almeno quelle che possono) a realizzare tali prodotti per accontentare i clienti mantenendo però bassi i costi.
Essendo la parola chiave di tutto ciò l’efficienza, ossia spendere e consumare meno e produrre di più, si cercherà di adottare metodologie di produzione smart vincolate dai limiti sul consumo energetico e dall’impatto ambientale, ottenendo perciò una maggiore sostenibilità.
Conseguenze
Molti sostengono che l’automazione della produzione determinerà un cambiamento delle condizioni di lavoro degli operai. È chiaro che alcune figure professionali verranno meno, ma ne nasceranno di nuove che richiederanno delle competenze ad oggi ancora sconosciute. Dal punto di vista produttivo, i lavoratori diventeranno coordinatori del lavoro delle macchine, dovranno solo stare attenti che la produzione fluisca e dovranno intervenire solo nel momento in cui ci sarà qualche intoppo o quando la macchina richiede il supporto dell’operatore.
Il nuovo mercato del lavoro sta diventando ogni giorno sempre più popolato da nuove figure professionali, orientate all’innovazione e ad un atteggiamento al business più agile e smart. L’industria 4.0, come accennato in precedenza, non riguarda solo l’aspetto meramente produttivo, ma si rivolge anche agli aspetti gestionali dell’attività e di raccolta ed elaborazione delle informazioni. Tra queste nuove figure vediamo il Data Scientist, il Social Media Mananger, l’eCommerce Manager ed il Digital Strategist.
È proprio l’informazione la chiave di questa trasformazione; molte aziende basano il loro successo sull’uso dei Big Data (e dei vari sinonimi) con l’intenzione di raccogliere più conoscenza possibile riguardo i loro processi produttivi e gestionali per mettere in campo strategie nuove e migliorate ottenendo un vantaggio nel proprio reparto di business.
Cosa succede, intanto, in Italia? Il Ministero dello Sviluppo Economico italiano ha creato il Piano Nazionale dell’industria 4.0 il quale prevede misure concrete sulla base di 3 linee guida: operare in una logica di neutralità tecnologica, intervenire con azioni orizzontali e non verticali o settoriali, ed agire su fattori abilitanti.
Le imprese sono incentivate all’acquisto di beni strumentali, materiali ed immateriali (software e sistemi IT), funzionali alla trasformazione dei processi produttivi. Dunque, il Governo intende sostenere gli investimenti in innovazione, nelle tecnologie e nella comunicazione specialmente nelle realtà medio-piccole, ritenute più soggette a forti crescite.