Per comprendere il significato della parola inclusione è indispensabile partire dal concetto opposto l’esclusione.
Questo perché quando progettiamo siamo influenzati dall’ability bias: cioè quando progettiamo teniamo conto delle nostre abilità, progettiamo qualcosa che noi possiamo vedere, sentire, qualcosa che si avvicina al nostro modo di apprendere, studiare e comunicare.
Che cosa succede però? Succede che questo funziona per le persone che hanno abilità e preferenze simili alle nostre ma esclude tante altre persone.
1. Riconoscere le discrepanze e progettare in ottica inclusiva:
Il primo passo per progettare in ottica inclusiva è riconoscere l’esistenza di un alto grado di esclusione e iniziare a ragionare pensando a un prodotto che deve essere utilizzato nel contesto di qualcuno che ha delle caratteristiche totalmente diverse da chi progetta per fare il modo che quel prodotto dia un beneficio a più persone.
2. Che ruolo ha il designer dell’interfaccia digitale?
Il designer ha una responsabilità importante: deve abbattere le barriere architettoniche digitali e garantire un accesso democratico ed equo alle informazioni online.
Quando pensiamo all’abbattimento delle barriere architettoniche ci vengono subito in mente tutte quelle misure adottate che permettono a una persona affetta da disabilità di accedere a un luogo in modo comodo e indipendente.
Questo ragionamento si può e si deve applicare anche al mondo virtuale che deve essere ugualmente accessibile perché pur trattandosi di luoghi virtuali, si tratta di luoghi d’incontro; Internet e i Social Media sono diventati delle piazze virtuali a cui tutti devono poter accedere.
3. La relazione tra User e Designer:
È indispensabile iniziare a pensare alla disabilità come parte integrante della vita degli esseri umani e non come un’eccezione.
Parlare di inclusione non significa semplicemente “mettersi nelle scarpe dell’altro” ma assumere come idea di base il fatto che le scarpe dell’altro non sono uguali alle nostre.
Avere questa prospettiva significa cambiare radicalmente il proprio modo di pensare soprattutto tenendo conto che quando si progetta è determinante curare tutti gli aspetti della relazione tra il Designer e l’User.
Si tratta di un tipo di relazione che impone a chi progetta di prevedere, anticipare i bisogni degli utenti ma soprattutto permettergli di partecipare con un senso di appartenenza e con un coinvolgimento totale.
Tastiere Braille per l’accessibilità
4. Ogni progetto deve migliorare la qualità della vita delle persone:
L’intento base di ogni progetto è quello di apportare un miglioramento nella qualità di vita delle persone e dare un contributo concreto.
Il punto di partenza per raggiungere questo obiettivo comincia con il garantire questo accesso ma per farlo bisogna avere la consapevolezza che permette di riconoscere l’esistenza delle discrepanze che portano all’esclusione e lavorare per eliminarle.
La progettazione di pattern di colori e forme per le persone affette da daltonismo, il testo alternativo che descrive il contenuto dell’immagine agli utenti affetti da cecità o ipovedenti, i contenuti adattati a persone affette da dislessia, i software per ipovedenti sono soluzioni che hanno permesso di ampliare l’accesso al mondo virtuale e si sono originate grazie al fatto di aver riconosciuto il problema dell’esclusione e aver lavorato per abbatterlo.
Ecco perché la domanda che dobbiamo porci quando stiamo progettando qualcosa non è solo: “Per chi sto progettando?” ma “Chi potrebbe essere escluso da questo progetto?”
E lavorare partendo da questa domanda.
L’inclusione non è un cerchio che cerca d’inglobare tutti, l’inclusione è eliminare qualsiasi linea di confine permettendo a tutti di essere parte dell’intero e non di una forma che ne esclude inevitabilmente altre.
E quindi il Design essendo un facilitatore dei processi d’informazione e comunicazione ha il potere e il dovere di sviluppare progetti che consentano l’accesso di un pubblico sempre più ampio e diversificato.
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